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il 2020 si apre con l’accentuazione dell’esodo dal sud dei giovani.

Il Censis, ha pubblicato il 53° “Rapporto sulla situazione sociale del Paese”, Edizione 2019. Tale rapporto racconta di una nazione rimpicciolita, invecchiata, con pochi giovani e pochissime nascite. Appare così l’Italia, vista attraverso la lente degli indicatori demografici, che restituiscono il ritratto di un Paese in forte declino demografico. Al 1° gennaio 2019 la popolazione italiana è pari a 60.359.546 residenti: 124.427 in meno rispetto all’anno precedente.

Dal 2015 ‒ anno di inizio della flessione demografica, cosa mai accaduta prima dal dopoguerra ‒ si contano 436.066 cittadini in meno (l’equivalente dell’intera area metropolitana di Cagliari), nonostante l’incremento di 241.066 stranieri residenti. La caduta delle nascite è il segno più evidente di una capacità di cre­scita ormai andata persa. Infatti, nel 2018 il tasso di natalità è sceso a 7,3 per 1.000 abitanti, segnando un nuovo minimo storico di nati iscrit­ti in anagrafe: 439.747, cioè 18.404 in meno rispetto al 2017.

L’esodo dal sud dei giovani, verso l’estero e il Nord del Paese.

Secondo il Censis, sulla riduzione della popolazione giovanile stanno avendo un effetto non secondario anche le emigrazioni verso l’estero, intensificate con la crisi. Nel 2017 (ultimo dato disponibile) su oltre 155.000 cancellazioni di residenza per l’estero, 114.559 sono quelle effettuate dai cittadini italiani, di cui più della metà (61.553, il 53,7%) hanno riguardato 18-39enni. E se l’emigrazione verso l’estero dei cittadini italiani dal 2007 è aumentata del 215,6%, quella dei giovani è cresciuta a un ritmo ancora più sostenuto: +226,8%. In un decennio, oltre 400.000 18-39enni sono emigrati, a cui si sommano gli oltre 138.000 giovani con meno di 18 anni.

A alimentare l’esodo dal Sud verso il Centro-Nord anche le migrazioni per motivi di studio, con tanti giovani originari del Mezzogiorno che decidono di trasferirsi nelle regioni centrali e settentrionali. Nell’ultimo anno accademico (2018-2019) le immatricolazioni di studenti originari del Sud in atenei del Centro-Nord sono state 25.107 (l’86,9% del totale delle immatricolazioni di studenti in un’altra area geografica, con 2.880 immatricolati in più rispetto a cinque anni prima), mentre 3.775 studenti (il 13,1%, ovvero 1.042 in più) hanno fatto il percorso inverso. Nell’anno accademico 2017-2018 (ultimo dato disponibile) le iscrizioni di studenti meridionali in atenei del Centro-Nord sono state 179.376 (il 90,1% delle iscrizioni in altra area geografica, 15.229 in più dall’anno accademico 2013-2014), mentre 19.729 (il 9,9%, 2.492 in più) sono state quelle di studenti del Nord e del Centro in università del Sud.

Alcuni segnali per arginare l’esodo dal Sud: segnali da chi resiste e Resta al Sud.

Il 2020 dovrebbe segnare, infatti, l’inizio di un diverso mo­do di osservare l’orizzonte italiano del futuro e rafforza l’impressio­ne che l’adeguamento verso il basso non può proseguire senza limiti, senza porre argini o individuare punti di sostegno per frenare lo sgretolamento, per provare ad ancorarsi e tentare un cambio di direzione.

Lo studio evidenzia che, il franare in giù è stato in parte interrotto grazie alla ricostru­zione o al rattoppo di alcune piastre e muretti di sostegno. Elementi, quest’ultimi, cui ancorare non una nuova fase di crescita, ma almeno un cambio di rotta rispetto alla direzione attuale. Vediamo alcune di queste “piastre” e “muretti di sostegno, dalle quali è importante partire per accentuare il movimento e le politiche verso chi “Resto al Sud”.

Tra le piastre di sostegno viene segnalata la dimensione manifatturiera, industria­le, del nostro sistema produttivo e nella sua capacità di innovare e, almeno in parte, di trainare la crescita. Le nubi nere all’orizzonte dell’economia mondiale e le ipotesi di una nuova guerra dei dazi e delle valute, subdola e silenziosa, alimentano a ragione tanti interro­gativi sulla capacità di resistenza delle industrie italiane. Tuttavia, non c’è dubbio che nell’arena internazionale il nostro Paese, con le sue fab­briche, esprime ancora un’idea forte di qualità e di capacità compe­titiva.

la difesa solitaria dei singoli che restano al sud

Inoltre, al fianco e insieme ad alcune piastre di consolidamento si vede anche una multiforme messa in opera di infrastrutture di contenimento dei fenomeni ero­sivi. Tali elementi di contenimento, sono generati dalla difesa solitaria dei singoli, grazie a processi temporanei e tempestivi di appoggio. Si tratta, rimandando a una immagine tipica del paesaggio ambientale e cul­turale del nostro Paese, di tanti muretti in pietra a secco.

Esempi di muretti a secco sono: la fitta rete di incubatori e acce­leratori di imprese innovative nei quali diverse migliaia di giovani tentano una esperienza imprenditoriale, in un contesto finanziario e amministrativo generalmente povero, dove però una buona intuizio­ne può diventare una buona impresa.

Sono esempi di muretti a secco i tanti festival, sa­gre, eventi culturali di ogni genere e scopo, senza che vi sia in pratica città o borgo che non ne progetti o organizzi uno. Sono eventi che valgono come affermazione di identità e di comunità locale, una oc­casione economica per l’attrazione turistica, un luogo di elaborazione di prospettive e di confronto intellettuale, prosceni per la tecnologia, la ricerca, l’innovazione, l’educazione.

Alcuni segmenti produttivi capaci di resistere alla crisi e rilanciarsi affermando un primato mondia­le, costituiscono ulteriore spunto. Settori come quello del design, delle tecniche costruttive, la sapienza artigianale applicata su scala industriale, in nicchie dell’export mondiale nella produzione di super yacht. Inoltre, abbiamo le vernici e materiali innovativi per l’edilizia, di com­ponentistica minuta ma ad alta tecnologia per le automobili o per l’aerospazio, solo per citarne alcuni.

Resto al Sud, un occasione per molti giovani e imprese di resistere alla crisi e frenare l’esodo dal sud.

Il Rapporto Censis rafforza e conferma la testi di noi di Restoalsud.eu che quotidianamente assistiamo, incoraggiamo e affianchiamo giovani ed imprenditori lungo il percorso di nascita e sviluppo delle imprese al Sud. 

Grazie all’adesione alle nostre iniziative di diverse realtà istituzionali e professionali, stiamo costruendo un network che a partire dalla consulenza, diventa sempre più marcatamente teso allo sviluppo economico e sociale dei nostri territori.

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